L’Europa scende in campo nella lotta globale (tra pochi) del cloud

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Il mercato del cloud sembra presentare ad oggi barriere all’ingresso piuttosto importanti; Amazon, nonostante la recente sconfitta contro Microsoft sul maxi contratto d 10 miliardi di dollari del Pentagono, è leader del public cloud con una quota di mercato del 51%, seguito da Microsoft con il 13% e da Alibaba e Google rispettivamente con il 4 e il 3% (fonte Gartner). I primi quattro operatori cloud, negli ultimi 2-3 anni stanno accrescendo i loro ricavi e la loro quota di mercato in maniera impressionante e questo a discapito di qualsiasi altro operatore di piccole e medie dimensioni; in sintesi stanno letteralmente monopolizzando il mercato. L’unica soluzione per le aziende europee per competere nel settore è quella di sfruttare la maggiore presenza sul territorio (che comunque Amazon e le altre acquisiscono sempre di più) e allo stesso tempo giocare sulla vicinanza in termini culturali oltre che sulla migliore comprensione delle nuove normative europee (GDPR su tutte). Proprio per questi motivi la guerra globale (tra pochi) sul cloud, sta assumendo connotati sempre più geopolitici oltre ad alimentare tensioni giuridiche e legislative tra Ue e Usa sul trattamento dei colossi tecnologici.

Nel 2018 entrò in vigore la General Data Protection Regulation, il nuovo regolamento europeo sulla gestione dei dati, orientato a difendere la privacy dei cittadini. Di contro gli Usa hanno approvato, nello stesso anno, il Cloud Act, una legge federale che permette alle autorità giudiziarie statunitensi di ottenere dai fornitori di servizi cloud dati e informazioni sensibili dalle società statunitensi anche quando questi sono depositati al di fuori dei confini americani. E’ facile intuire che le due disposizioni siano in contrasto tra di loro e che il Cloud Act vada in totale contrapposizione con numerose disposizioni GDPR. Le ultime dichiarazioni del Garante europeo della privacy sono molto chiare: il Cloud Act non tutela in nessun modo la privacy dei consumatori e di tutti i cittadini.

Sono probabilmente tutte queste divergenze e tensioni che hanno stimolato la consapevolezza dei tedeschi sull’argomento “sovranità digitale“. Nei giorni scorsi è arrivato l’annuncio del Governo tedesco che ha svelato il progetto Gaia-X, una infrastruttura cloud a livello europeo che si pone l’obiettivo proprio di combattere lo strapotere dei colossi statunitensi e dei cinesi. La notizia arriva dopo diverse dichiarazioni del Ministro dell’Economia tedesco Peter Altmaier, il quale più volte aveva segnalato la necessità per l’Ue che i dati rientrassero “dentro casa” in infrastrutture sotto giurisdizione europea (e tedesca). L’ambizioso progetto, i cui dettagli devono ancora essere chiariti al meglio, non figurerà come un data center unico ma bensì come una rete di cloud diversi tra loro collegati. Inizialmente l’infrastruttura partirà a livello nazionale con player quali Sap, Deutsche Telekom e Deutsche Bank a supporto, ma l’obiettivo è di estendere la rete a livello continentale al fine di acquisire un peso importante sul mercato internazionale.

Tuttavia non è solo la Germania ad essersi mossa in questa direzione; il Governo francese ha chiesto a due aziende nazionali di stilare un piano per un nuovo sistema cloud francese. Il Ministro dell’Economia Bruno Le Maire ha aggiunto che il progetto si svilupperà in ambito europeo grazie ad un asse asse franco-tedesco. Una possibile intesa tra i due principali paesi della Ue post-Brexit potrebbe però far storcere il naso a tanti, in primis Spagna e Italia, ad oggi non coinvolte nel dialogo.

Il progetto di un grande cloud europeo, competitivo su scala internazionale è certamente ambizioso e complesso da un punto di vista tecnico e sociale: quanto sarà difficile costruire da 0 un servizio software & hardware all’altezza di quelli offerti da player da miliardi di dollari che giocano questa partita da 15 anni? E soprattutto, come si riuscirà a coinvolgere al trasloco milioni di aziende europee? Solo un altissimo grado di cooperazione europea e un coinvolgimento dei più grandi player del settore potranno in qualche modo superare questi grandi scogli.

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