CINEMA: The Neon Demon, recensione

neon_demon_ver3_xxlg

 

 

 

 

 

 

 

Titolo:  The Neon Demon
Genere: Thriller/Horror
Regia: Nicolas Winding Refn
Cast: Elle Fanning, Jena Malone, Christina Hendricks, Abbey Lee, Keanu Reeves
Durata: 110′
Produzione: USA, Francia, Danimarca 2015
Uscita: Mercoledì 8 Giugno 2016

Il nuovo film del regista danese (Drive, Solo Dio Perdona) viene presentato al festival di Cannes, che lo vede ancora tra i protagonisti come per i due suoi film precedenti.
The Neon Demon racconta di Jesse (Elle Fanning), una sedicenne aspirante modella che si trasferisce dalla Georgia a Los Angeles in cerca di successo.
Qui si farà immediatamente notare per la sua naturale bellezza in un mondo dove la ricerca della perfezione estetica è l’unica cosa importante.
Entrando nel mondo della moda finirà sotto gli occhi di Ruby (Jena Malone), Gigi (Bella Heathcote) e Sarah (Abbey Lee), che attratte dall’invidia e dalla purezza  la trascineranno nelle loro pericolose ossessioni.

Alla presentazione a Cannes, Nicolas Winding Refn ha ancora una volta diviso il pubblico. Il regista non è infatti noto per produrre film commerciali tanto meno per aver mai riscosso una generale approvazione mediatica.
Come dice lui stesso, infatti: “se non ho diviso il pubblico significa che il film non è riuscito”.
The Neon Demon è un’opera contemporanea, di rarissima fattura.
Il film è la messa in scena di un estetismo ed un simbolismo con pochi precedenti, con il risultato finale di un’esperienza visiva ammaliante fatta di giochi di sguardi, seduzione, perversione, fino alla necrofilia e al cannibalismo.
Ogni singola scena girata da NWR è infatti un’esperienza visiva che combina blu elettrici, diverse tonalità di fucsia fino al rosso o bianco accecante messi in scena su angolazioni e carrelli sfruttati al massimo, alternando corti e lunghi piani sequenza accompagnati da un’incredibile colonna sonora techno-pop di Cliff Martinez (premiata a Cannes) perfettamente intonata alle vicende.
Premettiamo che non dobbiamo recarci in sala aspettandoci un horror hollywoodiano, ma con un’apertura mentale totale per poterci godere uno spettacolo che ci trascinerà in un vortice di ansia, curiosità e stupefazione.
La sceneggiatura come sempre riduce i dialoghi all’essenziale, che fanno spazio ad una fotografia oscura e tetra, e ai comportamenti e agli sguardi dei protagonisti che senza enunciare una singola vocale saranno in grado di trasmetterci le loro emozioni, su tutte l’invidia, l’imbarazzo, la consapevolezza e la rabbia.
Queste sono le principali caratteristiche delle personalità mostrateci da Refn, che in modo abbastanza diretto da risalto alla follia e all’ossessione che la bellezza può creare in un essere umano, fino al punto di auto-considerarsi un oggetto da mercato che dopo aver sfondato subirà un inevitabile declino.
Molto eloquente in questo senso l’evoluzione della nostra protagonista Jesse, interpretata da una bravissima Elle Fanning, che nonostante la sua apparente innocenza finirà per essere divorata dal mondo in cui si immerge, divenendo vittima della raggiunta consapevolezza della sua unicità in fatto estetico.
Secondo il mio modesto parere, il cinema deve evocare emozioni, e se giudichiamo il film sotto questo punto di vista esso si avvicina all’eccellenza.
Ancora una volta emerge il fattore onirico in una visione fotografica che sin dall’inizio del film ci coinvolgerà in un viaggio psichedelico progressivo, riuscendo ad assorbire lentamente la nostra mente per poi trafiggerla in modo crudo e violento nel finale, collocabile nel sottile confine tra l’eccessivo e il perfetto, senza però sbilanciarsi da nessuna delle due parti.
Refn è un patrimonio del cinema, e va difeso, perché è un artista originale e incurante del lato commerciale del mestiere, che ha sempre prodotto secondo il suo modo di vedere il cinema e non secondo il modo di vedere del pubblico.
Rimane una leggera nube di mistero attorno alla denuncia sulla bellezza di NWR, che viene fatta attraverso la miticizzazione bellezza stessa.
In sintesi, questo film è una nuova esperienza regalataci dal regista danese, possibilmente detestabile perchè non adatta a tutti i tipi di pubblico, ma in grado di regalare a coloro che l’hanno apprezzato una sensazione estasiante, allucinata e sconvolta destinata a proseguire nei giorni seguenti.

VOTO FINALE: 9/10

Ultimi articoli

Lascia un commento

Ti piacerebbe scrivere per il nostro blog?

Contattaci per entrare a far parte della redazione di UIF