Crowdfunding: lo strumento “libero” per uscire dalla crisi

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La crisi economica e finanziaria, dalla quale stentiamo ad uscire, ha riportato con urgenza al centro delle priorità della dialettica politica ed accademica, il tema dello sviluppo, il quale dipende molto, ma non esclusivamente, da variabili economiche. La considerazione di altre componenti essenziali di natura sociale, etica e psicologica, porta infatti, ad una diversa declinazione del concetto di benessere e quindi ad una diversa valutazione del significato attributo al termine sviluppo.

Seguendo l’impostazione proposta dal premio Nobel per l’economia, A.K. Sen, “nella misura in cui i funzionamenti costituiscono lo star bene, le capacità rappresentano la libertà di acquisire lo star bene”. L’ideale di libertà diviene il presupposto per conseguire il benessere economico, sicché la componente economica diventa strumento e non obiettivo del benessere in senso ampio, mentre l’espansione delle libertà rappresenta al tempo stesso sia il fine che il mezzo dello sviluppo di una società. La scienza economica, in sinergia con altre discipline, non può prescindere dal promuovere lo sviluppo nel segno della libertà e del libero confronto, definendolo come quel processo di espansione delle libertà reali di cui godono i membri di una società.

In un sistema economico in cui l’accesso alle risorse finanziarie dipende strettamente dalle garanzie e dal potere contrattuale del richiedente, il Crowdfunding si configura come uno strumento davvero alternativo di raccolta fondi, la cui portata innovativa risiede nel processo di democratizzazione dell’economia insito nel fenomeno. Il termine inglese crowdfunding deriva crowd (folla) e funding (finanziamento), quindi: ’finanziamento dalla folla’. La storia del Crowdfunding parte da lontano ed è antecedente alla diffusione della rete internet, sebbene ad essa debba il decollo registrato in questi ultimi anni. La prima testimonianza di una forma di raccolta di finanziamento collettiva risale addirittura al 1884, quando il Governo francese donò agli Stati Uniti d’America la Statua della Libertà. All’insufficienza dei fondi stanziati dall’American Committee, riuscì a sopperire l’editore Joseph Pulitzer; egli annunciò di voler raccogliere 100.000 dollari e promise di pubblicare sul proprio giornale il nome di tutti coloro che avrebbero partecipato all’iniziativa. Facendo leva sul loro senso di appartenenza e sul riconoscimento morale delle offerte riuscì dopo soli 5 mesi, a raccogliere la somma record di 102.000 dollari, versati da 120.000 sovvenzionatori diversi, per cui l’80% delle donazioni era di importo inferiore a un dollaro.

L’attuale successo del Crowdfunding si deve, però, alla tecnologia social, che ne ha fortemente potenziato il processo. Nel tempo si sono sviluppate diverse tipologie; la più interessante può essere considerata la forma equity, la cui dinamica consente alla ‘folla’ di decidere autonomamente di sostenere un determinato progetto, permettendo ai suoi ideatori di reperire le risorse necessarie al suo finanziamento. Nel contesto italiano, caratterizzato da una struttura imprenditoriale estremamente frammentata e fortemente dipendente dal sistema bancario, un mercato dei capitali poco sviluppato che, a seguito della crisi ha fatto registrare una forte contrazione del credito, la domanda di risorse da parte delle imprese non viene soddisfatta dai canali istituzionali, creando un gap tra domanda e offerta. La criticità del finanziamento delle piccole e medie imprese è maggiore che altrove, quindi, il Crowdfunding viene da molti considerato uno strumento per la ripresa economica, ed infatti, l’Italia, è stata la prima nazione europea a dare al fenomeno un inquadramento normativo.
L’evoluzione di questo strumento, più strutturata rispetto alla fase iniziale, determina il passaggio da strumento di ripiego, per sopperire alla mancanza di fondi di finanziamento, a strumento di risanamento dell’economia. Esso, infatti, sovverte il modo stesso in cui canonicamente si sviluppa la relazione tra ideazione, produzione e consumo, attraverso le forti implicazioni sociali ed antropologiche che si instaurano durante l’implementazione del processo. Le interrelazioni tra proponente e crowdfunders e l’osservazione delle reciproche azioni in spazi virtuali condivisi, generano una dinamica comportamentale collettiva spontanea.

Ricordando ancora le parole di Sen, “ogni individuo deve aver a disposizione un sistema il cui funzionamento possa permettere ad ognuno di vivere una vita degna di essere vissuta” e ponendo al centro della storia economica il concetto di “capabilities” e non di utilità, il Crowdfunding può essere considerato uno straordinario strumento, che offre la possibilità ad ognuno di realizzare il proprio progetto, pur non disponendo di adeguate risorse. La grande equità di questo sistema risiede nell’acceso democratico al credito, nella partecipazione comunitaria ai rischi e nella condivisione emotiva degli obiettivi.

Veronica Santini

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