Elezioni politiche 2018: tutti i risultati e l’assegnazione seggi

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Le elezioni politiche italiane del 2018 rappresentano un momento storico di cambiamento per il nostro Paese. Infatti, al di là dei poco sorprendenti successi alle regionali di Zingaretti (centrosinistra) e Fontana (centrodestra), il Movimento 5 Stelle e la Lega hanno superato abbastanza ampiamente le percentuali previste nelle scorse settimane dai sondaggi. Certamente, una sconfitta del centrosinistra era prospettabile ormai da tempo e idem un cambio della guardia nella leadership del centrodestra, ma probabilmente in pochi immaginavano eventi di questa portata e dimensione. I veri sconfitti sono dunque Berlusconi e Renzi, il primo ormai ridimensionato e probabilmente in maniera definitva, mentre il secondo costretto addirittura a dimettersi da Segretario del proprio partito. Pensare che sembra ieri quando i due discutevano al Nazareno di legge elettorale e quando Renzi portava il Pd (elezioni europee 2014) a percentuali fino ad allora sconosciute al centrosinistra degli ultimi 25 anni.

Insomma, si può certamente concludere che queste politiche segnano la grande sconfitta dei partiti storici e tradizionali a discapito delle forze antisistema. Andiamo ora a vedere come questi risultati si traducono all’interno di Camera e Senato.

La legge elettorale Rosatellum bis, utilizzata per la prima volta quest’anno, prevedeva che, alla Camera, 231 seggi venissero assegnati con il sistema maggioritario in altrettanti collegi uninominali, mentre, i restanti 386,con il proporzionale. A questi vanno poi aggiunti i 12 seggi estero, scelti con il proporzionale, e quello uninominale della Valle d’Aosta. Stesso discorso vale per il Senato: 102 seggi assegnati in collegi uninominali, 207 con il sistema proporzionale e i 6 esteri ancora col proporzionale.

Per accedere alla ripartizione dei seggi proporzionali, ogni lista doveva ottenere almeno il 3% dei voti a livello nazionale (regionale per il Senato) e, qualora in coalizione, all’interno di alleanze che raggiungano almeno il 10%. Di conseguenza partiti come +Europa, Casapound, Noi con l’Italia e Potere al Popolo non sono entrati in Parlamento.

Alla Camera dei Deputati i seggi sono stati assegnati in questo modo:
Coalizione centrodestra: 109 uninominali e 151 plurinominali (73 Lega, 59 Forza Italia e 19 FdI);
M5S: 88 uninominali e 133 plurinominali;
Partito Democratico: 24 uninominali e 86 plurinominali;
Liberi e Uguali: 14 seggi.

Al Senato invece:
Coalizione centrodestra: 58 uninominali e 77 plurinominali (37 Lega, 33 Forza Italia e 7 FdI);
M5S: 44 uninominali e 68 plurinominali;
Partito Democratico: 13 uninominali e 43 plurinominali;
Liberi e Uguali: 4 seggi.

Seggi Camera e Senato; da sinistra in ordine centrosinistra, 5 stelle e centrodestra. FONTE: Ministero dell’Interno

Il Movimento Cinque Stelle raggiunge un risultato a dir poco incredibile superando il 32% in entrambe le camere, percentuale superiore del 14% rispetto al secondo partito (PD). La vittoria assume connotazioni di maggioranza assoluta al sud Italia dove il 5 stelle ha praticamente vinto in tutti i collegi (28 a 0 in Sicilia!), dimostrazione di quanto alcune politiche di sicurezza sociale e il tema della legalità abbiano attratto elettori del meridione.

Altro risultato clamoroso è quello della Lega che, oltre ad aver superato di gran lunga Forza Italia all’interno della coalizione, ha ottenuto un risultato di 13 punti percentuali maggiore rispetto alle precedenti elezioni del 2013.

Ora è evidente che nessuno sia in grado di governare (necessaria una maggioranza di 316 seggi alla Camera e 158 al Senato), quindi sono in corso le solite consultazioni post-elettorali che, probabilmente, richiederanno molto più tempo del previsto. Il centrodestra unito ha maggior consenso, ma è anche vero che risulta quasi incredibile non immaginare i 5 stelle al Governo con percentuali così elevate. Riusciranno le forze a trovare un accordo, specie sui contenuti, per mettere in piedi un vero Governo? Oppure si tornerà al voto nuovamente? La scelta di quale sia la soluzione migliore per la stabilità e la credibilità del Paese è ora nelle mani del Presidente Mattarella.

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