Expo, dal grande successo ad una nuova impresa

Era il Maggio del 2014 quando scoppiò lo scandalo Expo che vide coinvolti personaggi come Frigerio e Greganti, voti ormai noti dalla vicenda di Tangentopoli. Milano accusò il colpo:  lavori e appalti bloccati. Una situazione paradossale per una città che appena un anno e mezzo fa si proponeva di organizzare uno dei più grandi eventi mondiali con tante aspettative e pressioni su di se. Chiunque era convinto che i lavori non sarebbero mai stati ultimati in tempo, che la corruzione sarebbe dilagata nuovamente. A pochi giorni dall’apertura di Expo 2015, diversi cantieri erano ancora aperti e nessuno pensava che si sarebbe arrivati pronti all’inaugurazione, ma Milano ci è riuscita. La città, incredibilmente, era pronta alla grande esposizione e non è bastata la violenta rivolta “no Expo” dei Black Bloc a fermare il grande successo della prima giornata. Un ruolo importante ha avuto sicuramente la figura di Raffaele Cantone, personaggio tanto discusso ma che una volta nominato Presidente dell’Autorità nazionale Anticorruzione ha svolto un lavoro notevole di supervisione sui lavori in quel di Rho.

Il primo mese di Expo 2015 è all’insegna del successo con milioni di visitatori, in particolare turisti. La città è in fermento totale, le attività commerciali vanno a gonfie vele, i musei sono stracolmi e i Navigli abbondano di giovani di ogni parte del mondo. Grazie alla grande esposizione Milano aveva ritrovato quello smalto che aveva perso e che appena un anno prima sembrava non poter più ritrovare.

I mesi che seguirono il primo della grande inaugurazione hanno visto un’affluenza appena più debole del primo, complici l’estate e il grande caldo e le grandi file quotidiane. Qui partono le critiche alla manifestazione; chi sostiene che l’Expo sia una mancata occasione per far conoscere l’Italia e le sue eccellenze al mondo, chi lo vede come un flop sotto tutti i punti di vista, pure numerico e chi è contro a prescindere, senza se e senza ma. La realtà è che qui in Italia c’è sempre qualcosa da dire, sempre qualcosa che non va. E’ vero che forse non siamo stati in grado di valorizzare abbastanza il nostro Paese in una vetrina eccezionale come questa ed è anche vero che altri padiglioni sono risultati padroni del panorama espositivo ben più del nostro. Gravissimo senz’altro e potremmo discutere sul modo, sui contenuti a lungo, ma non si può certamente discutere sul successo della manifestazione in se, non si può prescindere dai numeri incontrovertibili: 21,5 milioni di visitatori, un boom economico per la città e la provincia e un’iniezione di fiducia per l’intera nazione e soprattutto un messaggio forte al mondo intero. Oggi, a due giorni dal termine di Expo 2015, il bilancio non può che essere positivo. Il numero di biglietti venduti è più o meno pari all’obbiettivo prefissato prima dell’apertura ma al di là di questo, ciò che conta di più è il valore aggiunto che l’evento ha dato all’Italia e sopratutto a Milano che oggi come oggi è sempre di più la vera locomotiva della nazione, il vero fulcro economico e sociale dello stivale.

Ma chiusi i battenti e conclusa un’impresa, ne inizia un’altra, forse ancora più grande della precedente: come sfruttare i 110 ettari di spazio di Rho? Nei prossimi giorni si inizieranno a smantellare i padiglioni, un lavoro enorme che richiederà tanto tempo. Tempo che dovrà essere sfruttato per mettere in piedi un progetto serio e di valore per uno spazio immenso che non deve assolutamente cadere in disuso. Nell’azionariato del grandissimo sito entrerà anche il Tesoro oltre a comune e provincia e questa è una notizia importante perchè segna l’interesse dello Stato per la valorizzazione dell’area. Tante sono le idee, tra cui la realizzazione di un grande polo universitario tecnologico per la ricerca e la creazione di una “mini-Silicon Valley” considerando il boom in termini di startup che Milano sta avendo in questo periodo (ben il 27 % delle aziende innovative hi-tech italiane). Insomma, sotto la Madonnina si è partiti verso il nuovo grande progetto “Milano post Expo” e pare che finora si sia inserita la marcia giusta.

Questi mesi sono stati la dimostrazione che gli italiani sono ancora in grado di fare “cose buone” ma ricordiamo quante volte poi finiamo per smentirci poco tempo dopo con qualche scandalo degno di nota. Nuove sfide aspettano non solo Milano ma l’intera Italia. Roma si appresta ora all’inizio del Giubileo in una situazione ben peggiore di quella che la sua “rivale” in patria viveva qualche tempo fa. Che l’anno santo possa essere una buona occasione per la Capitale è molto discutibile in questo momento ma indubbiamente eventi come questo e la candidatura alle Olimpiadi del 2024 pongono davanti bivi di grandi scelte su ciò che una città vuole essere, vuole rappresentare. Milano ha scelto e probabilmente bene e Roma? Cosa sceglierà? E l’Italia?

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