La fuga dei laureati dal sud al centro-nord

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Uno studio contenuto in un numero della Rivista Economica del Mezzogiorno diretta da Riccardo Padovani ed edita dallo Svimez riporta alcuni numeri a dir poco impressionanti per quanto riguarda le università e in generale l’economia del sud. Sarebbero ben 200mila i giovani laureati del meridione che, dal 2000 fino ad oggi, hanno fatto le valigie e si sono trasferiti da Roma in su in cerca di un’occupazione o di un titolo di studi specialistico migliore.

I tassi di “abbandono” risultano diversi da regione a regione; passano da un basso 4% in Abruzzo fino ad un preoccupante 53% per la Calabria e ad uno sconvolgente 83% per la Basilicata. La percentuale di immatricolati residenti al sud ma iscritti ad un corso di laurea (triennale o a ciclo unico) al centro-nord è oggi del 26%, mentre per i laureati magistrali la quota ha raggiunto il 38%.

Per comprendere l’entità del danno economico per le regioni del sud, è stato stimato il costo necessario alle finanze pubbliche per formare i giovani in un percorso di laurea, risorse poi finite investite per altre regioni. La stima (Ocse) è di circa 30 miliardi complessivi, con una media, calcolata nel periodo 2010-2015, di 1,8 miliardi l’anno. Ragionando in termini economici, la perdita netta per il sud può essere considerata un beneficio netto per il centro-nord.

Una proposta dello Svimez è quella di creare un fondo con ulteriori e cospicue risorse per gli atenei meridionali, considerando che i ricavi derivanti da tasse o da finanziamenti degli enti pubblici locali sono decisamente inferiori rispetto a quelli registrati al nord. Tuttavia, tali ulteriori risorse, andrebbero destinate in maniera forte all’innovazione e ad un miglioramento delle connessioni tra università, territorio e istituzioni pubbliche.

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