Quantitative Easing, l’80% della liquidità è ferma

Nonostante il Quantitative Easing sia stato attuato per rivitalizzare l’economia dell’Eurozona, rilanciare il mercato creditizio ed abbattere la deflazione e si parli addirittura della possibilità di effettuare un Qe2, a Marzo 2015 risultano incamerate presso la BCE ben l’80% delle riserve previste dal piano finanziario.
Parliamo di grosse cifre, circa 566 miliardi di euro fermi presso Francoforte, determinanti un costo per le banche private aventi dei depositi presso la BCE pari a 1 miliardo di euro all’anno. Tutto ciò, in riferimento ai tassi negativi che gravano sui conti delle banche presso l’istituto di credito centrale.

E’ vero che, almeno in parte, si registra un tenue quanto graduale aumento dei prestiti erogati alle famiglie di concerto alla speranza del rilancio del mercato immobiliare, ma l’ingranaggio imprenditoriale stenta ancora a ripartire.
Sappiamo bene quanto le imprese in Italia, specie le PMI, giochino un ruolo fondamentale nel creare occupazione.
Il credit crunch è uno dei problemi da risolvere, oggi, non solo per le aziende emergenti, ma anche per quelle già avviate e che magari essendo incagliate in difficoltà  non trovano aiuto nel mercato del credito.

Le banche, d’altro lato, giustificano l’immobilismo dei prestiti a causa della alta possibilità di insolvenza, congiuntamente ai bassi rendimenti che questi frutterebbero. Tuttavia, le prossime concrete analisi di questo panorama finanziario europeo alquanto incerto, si potranno attuare non prima del 3 Dicembre, data in cui la BCE prenderà le prossime decisioni operative sul da farsi.
Gli scenari che si delineerebbero, comunque, sono sostanzialmente quattro: un ulteriore taglio sui tassi dei depositi, una proroga della durata del Qe1, un incremento di acquisti di titoli di Stato da parte della BCE così come un ampliamento delle tipologie di asset che la Banca Centrale prevede di comperare.

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