UIF ad Amatrice, la studentessa di Tor Vergata Habiba Manaa racconta…

Amatrice

Torrita di Amatrice. Si vacilla ma non si deve mollare, coraggio e voglia di ricostruire.

E’ il 29 Agosto e a giorni dal terremoto, eccomi qui alla tendopoli a una cittadina molto vicina ad Amatrice, uno degli epicentri. Accanto a noi altre 2 tendopoli. La tendopoli dove sono andata fa parte della protezione civile di Cerveteri e ospita una ventina di persone. Mi spiegano che in questo paesello molti hanno casa a Roma, ci sono sardi con la seconda casa li. E’ un paese dove tutti sono imparentati e quindi se c’è un parente con la casa agibile, ospita il resto della famiglia. Devo dire che nonostante le due macchine strapiene con cui siamo arrivate, non hanno voluto i nostri aiuti perché già strapieni. La tendopoli è piena di tutto con tende pulite e comode. La gente del posto aiuta comprando carne dall’unico macellaio o anche soltanto raccogliendo dall’orticello di quella che una volta era casa loro. Nella cittadina, le macerie non mancano. In mezzo alle montagne non c’è traccia di quello che una volta era il paese, tuttavia gli aiuti sono di gran lunga maggiori. Infatti: vigili del fuoco, protezione civile, carabinieri, polizia, esercito, associazioni e volontari non mancano e il lavoro non finisce mai; si mettono tende, si pulisce, si scaricano scatoloni di aiuti, si aggiustano i tubi, si lavano i pentoloni, si cucina, si prepara il caffè e si va persino a raccogliere i frutti negli orti. Straordinario è lo spirito di positività che si respira in un contesto così triste. E’ come se tra le macerie fiorisse la speranza. Tutti aiutano tutti, tutti vogliono dare una mano, tutti cercano di andare avanti con la propria vita. Si fanno persino scherzetti simulando scosse per spaventare gli amici. Si ride e si scherza, ci si ingegna per cercar di avere tutti i confort e non sentirsi a disagio. I bambini giocano a pallone, i grandi giocano a briscola, si canta e si beve. Eppure molti hanno perso tutto, ma non hanno perso se stessi…non hanno perso la speranza.

Ecco cosa ho visto in quella cittadina sperduta… quel senso di solidarietà che riscalda il cuore. Tutti eravamo una famiglia sola. Tutti senza conoscerci, ci volevamo bene. Mi sono sentita accolta e del posto, mi sono sentita a casa. Gli unici due problemi che ho riscontrato sono la mancanza di servizi igienici e di un medico nella tendopoli. Per il resto tutto fantastico e nessuna pressione. Fa un certo effetto vedere tutte quelle macerie in contrasto con quel  calore umano, quell’accoglienza che allevia il dolore.

Un’ esperienza che personalmente mi ha toccata e mi ha colpita nel cuore. Ho amato questa cittadina e questa gente.

Ottimo è stato il lavoro svolto dal governo durante questa emergenza, con una movimentazione veramente efficiente ed efficace. Si spera che  tutto questo lavoro non sia frutto dei riflettori puntati sul terremoto, soprattutto perché stiamo nella prima settimana. Per adesso si prevede lo sgombero dalle tendopoli (che verranno sostituite da case mobili) per il 20 settembre. Spero che il lavoro svolto dal governo sia costante affinché non vengano commessi i precedenti errori. Comunque quando si hanno “troppi” aiuti…vuol dire che l’Italia ha vinto.

Bravi ragazzi!!

Habiba Manaa

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