567 anni sono passati dalla caduta della capitale bizantina. Secondo alcuni, questa data segnò la vera fine dell’impero romano (e non solo della parte orientale), e di quella che fu per buona parte di 1000 anni considerata come una seconda Roma. Fondata da Costantino I nel 330 d.C., Costantinopoli cadde sotto i colpi dell’esercito ottomano guidato da Maometto II nel 1453.

Per voler del fato, l’ultimo imperatore e difensore ebbe il nome del suo fondatore: Costantino. L’ultimo “re dei re”, Costantino XI detto “il Paleologo”, organizzò le difese della città al meglio delle sue capacità. Nonostante il suo esercito fosse numericamente inferiore (stando alle fonti 7.000 soldati a disposizione contro almeno 80.000 ottomani), i “romei” vendettero cara la propria pelle. In primis lo stesso Costantino perse la vita in questo conflitto. Infatti, nonostante gli fosse stata offerta una via di fuga da parte del nemico, egli decise di morire alla testa dei propri uomini in un’ultima carica suicida contro l’invasore ottomano.

Uno dei discorsi che il “basileus” pronunciò alle sue truppe poco prima di gettarsi nella mischia fu il seguente:
“So che l’ora è giunta, che il nemico della nostra fede ci minaccia con ogni mezzo… Affido a voi, al vostro valore, questa splendida e celebre città, patria nostra, regina d’ogni altra. Vi chiedo scusa per ogni eventuale sgarbo, che io ho compiuto verso di voi senza volerlo. Ci sono quattro grandi cause per cui vale la pena di morire: la fede, la patria, la famiglia e il basileus. Ora voi dovete essere pronti a sacrificare la propria vita per queste cose, come d’altronde anch’io sono pronto al sacrificio della mia stessa vita. Da oggi Latini e Romani sono lo stesso popolo, uniti in Dio, e con l’aiuto di Dio salveremo Costantinopoli.”
E fu così che l’ultimo Paleologo andò incontro a una delle morte più gloriose del mondo antico. Purtroppo, riconosciuto il suo cadavere (per via degli stivali color porpora), il corpo venne martoriato in tutti i modi possibili dall’esercito ottomano e i suoi “resti” gettati in una fossa comune.
Nonostante lo scorrimento inesorabile del tempo, quasi sei secoli dopo il suo nobile sacrificio, Costantino XI è tuttora considerato un eroe nazionale in Grecia.

Forse, uno dei motivi per cui le sue gesta sono ancora simbolo di resistenza quando ogni speranza sembra ormai perduta, è proprio perché alla fine, ciò che conta non è un Principe eterno, ma un uomo vero tra uomini veri.
Articolo di Romain Iovinelli – The Marco Aurelio Project