#UiFlashback: 7 Dicembre 1972 – The Blue Marble

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Il 7 Dicembre 1972 l’equipaggio dell’Apollo 17 scattò la prima foto del pianeta Terra ripresa per intero. Proverò a raccontarvi a modo mio la storia dell’immagine che tutti abbiamo visto almeno centinaia (se non migliaia) di volte, forse la più riprodotta nella storia.

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Poche immagini sono state riprodotte, riadattate e sono circolate come l’iconica Blue Marble, la “biglia blu.”

Da una prospettiva unica

Vi siete mai chiesti come appaia il nostro pianeta a 29.000 km di distanza, durante un viaggio verso la Luna? Nella mattina del 7 Dicembre 1972 c’erano le condizioni ideali per lo scatto: la navetta era posta tra il Sole e la Terra e tale condizione permetteva di osservare ben illuminata tutta la parte del globo visibile da quella posizione. Inoltre, la distanza permetteva di immortalare un’immagine del pianeta che entrasse completamente nell’inquadratura sfruttando le macchine fotografiche Hasselblad con ottiche Zeiss da 80 mm disponibili a bordo. Ma questo non era voluto.

Vietato scattare!

Immaginate un rigoroso piano di volo della NASA, dove tutti gli oggetti a bordo sono razionati al fine di garantire il successo della missione. Le stesse sessioni fotografiche erano programmate al punto che fosse descritto ogni singolo passaggio. Secondo i piani gli astronauti non avrebbero nemmeno dovuto affacciarsi dall’oblò, ma non potevano farne a meno. Dai racconti degli astronauti che negli anni visitarono la Luna, tutti concordano nell’affermare che il richiamo di vedere il pianeta natio allontanarsi e rimpicciolirsi era più forte della loro disciplina. L’immagine di quel faro blu e verde immerso nella vastità del cosmo è ciò che generava in loro l’evento emozionale più forte, molto più forte dell’allunaggio stesso. Gli “apollinei” disponevano di una fotocamera a testa ma dovettero formulare dei turni per poter scattare senza darsi fastidio.

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Hasselblad 500 EL / M edizione anniversario “20 anni nello spazio”, con retro di 70 mm, simile a quelle usate nell’ Apollo Program.

Una fotocamera “spaziale”

Si trattava certo di una fotocamera di alta ingegneria, pensata per poter lavorare anche nelle condizioni estreme offerte dallo spazio esterno, scattando foto “all’aperto” come quella che segue. Attualmente sulla superficie lunare sono ancora posizionate ben 12 fotocamere Hasselblad, delle quali solo i contenitori dei rullini sono stati riportati sulla Terra.

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Gene Cernan, membro dell’ Apollo 17 dopo uno “spacewalk“.

L’Africa “sottosopra”

In realtà il frame della Blue Marble era più grande, decentrato, e mostrava l’Africa capovolta, quasi irriconoscibile. Immaginate di dover scattare da un oblò che non si affaccia esattamente nella direzione della Terra, in assenza di peso, condizione nella quale i concetti di “sotto” e “sopra” quasi perdono di significato, e di avere una stretta finestra di tempo per farlo.

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Il “Corno D’Africa”, la penisola araba situata sul lato orientale del continente africano vista da Google Maps.

L’immagine venne dunque ritagliata in modo da far risultare al centro il globo terrestre, e orientata affinché il “Corno D’Africa fosse riconoscibile come dalle mappe. Questa è stata anche la prima volta che la traiettoria di un Apollo abbia permesso di fotografare la calotta polare sud, nonostante l’emisfero meridionale fosse ricoperto di nuvole.

La “Biglia Blu”

Questa immagine ha fin da subito colpito l’immaginario comune, divenendo in breve tempo famosissima in tutto il Mondo. È stata usata praticamente per tutto: dalla pubblicità di automobili alle grafiche di associazioni e ong green, e letteralmente replicata su qualsiasi superficie stampabile, dalle magliette, francobolli, cartelloni, manifesti, copertine di libri, fino ai tappetini del mouse. E, come se non bastasse, potete visitare la pagina di Facebook dedicata e giornalmente aggiornata.

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Immaginate la Terra come una “biglia blu” nell’infinito Universo. Comprenderete le parole “..un mondo finito bisognoso di cure e di stabilità” (Denis Cosgrove).

Il potere suggestivo

Forse il potere suggestivo della “Biglia Blu” risiede: “nell’idea che la Terra sia come un sistema dinamico ma allo stesso tempo vulnerabile. Un mondo finito bisognoso di cure e di stabilità” (Denis Cosgrove). “L’immagine è stata l’origine di un incantesimo, prodotto dall’intensità, i colori blu delle abbondanti risorse acquatiche della Terra, ed in quel senso seguiva strettamente le regole estetiche del Sublime” (Alain Corbin).

Un cambio di prospettiva

Forse la foto è divenuta iconica poiché riflette in tanti modi quell’importante cambio di prospettiva culturale che trova le sue fondamenta proprio a cavallo tra gli anni ’60 e ’70. Possiamo definirla “il punto di vista divino” dallo spazio esterno, dal quale risulta completamente assente una qualsiasi traccia umana. Da tale prospettiva le diversità culturali sono annientate, così come le differenze geografiche. Ecco che trovano terreno fertile le idee sullo sviluppo sostenibile (Greenpeace nasceva solo un anno prima, nel 1971), di coscienza ambientale e di umanità globale (John Lennon pubblica Imagine sempre nel 1971).

Imagine by John Lennon, 1971.

Blue Marble oggi

Cosa vedrebbe Dio se si affacciasse oggi sulla Terra? Tante cose sono cambiate da allora. Le osservazioni da satellite monitorano giornalmente il pianeta Terra e le sue variazioni. Esistono numerose altre Blue Marble digitali, tutte prodotte dalla NASA, alcune che portano nel 2012 ad una ricostruzione del globo priva di nuvole. Per esempio delle Black Marble, foto che mostrano le americhe di notte, bello il video della NASA che ricostruisce l’illuminazione del globo intero la notte. Ci sono delle ricostruzioni che evidenziano i cambiamenti climatici 40 anni dopo il famoso scatto. E, se di recente vi siete appassionati alle vicende di Samantha Cristoforetti, potete osservare le sue meravigliose gallerie di foto, dal Blog Avamposto 42 o da questo articolo di Wired (purtroppo la Cristoforetti ha chiuso il suo account FB).

Lights of Human Activity Shine in NASA’s Image of Earth at Night

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