#UiFlashback: 27 Novembre 1942 – La nascita di Jimi Hendrix

Tre sono i singoli che hanno lanciato alle stelle Jimi Hendrix, singoli che hanno letteralmente rivoluzionato la storia del rock ed il modo di intendere e di suonare la chitarra. Approfitto del 27 Novembre, giorno della nascita di questo eclettico chitarrista e compositore, per celebrarne l’esordio discografico, parlandovi di tali brani e della loro influenza nel mondo della musica. Buona lettura!

"27 Novembre 1942, nascita di Jimi Hendrix"
Sono convinto che qualunque chitarrista moderno, che lo sappia o meno, sia influenzato dall’eredità artistica che Jimi Hendrix ci ha lasciato.

Hey Joe

Ricordo con un po’ di nostalgia quando in sala prove, con il primo gruppo, suonavo “Hey Joe”, un brano considerato uno standard, poiché riarrangiato da numerosissimi artisti e riadattato in differenti stili di musica. Ma la versione più avvincente, quella a cui ci ispiravamo di più, era proprio quella proposta da Jimi Hendrix, il chitarrista che nasceva a Seattle 78 anni fa.

The Jimi Hendrix ExperienceHey Joe (Official Audio)

Canzone di origine popolare, scritta probabilmente intorno al 1960 e i cui autori non sono mai stati del tutto chiariti, parla di un uomo in fuga verso il Messico dopo aver sparato alla moglie infedele. Il singolo colpì subito il pubblico, che lo apprezzò soprattutto per la carica energetica e primitiva. L’arrangiamento di basso, batteria e chitarra, infatti, era molto elaborato e presentava dinamiche complesse, all’epoca non ancora esplorate. Il brano funse da ottimo trampolino di lancio, presentando Jimi Hendrix e gli Experience ad un vasto pubblico attraverso la pubblicazione di un grande classico rielaborato con sonorità calde ma stile più moderno.

Purple Haze

Purple Haze” è il singolo che per primo mostra l’esplorazione di quel sound tipico di Jimi, nato da un utilizzo ricercato e consapevole della distorsione e dei feedback (effetti causati dagli amplificatori “lanciati” ad alto volume con il guadagno al massimo). La distorsione infatti era giudicata fino a quel momento come un “rumore indesiderabile”, poco affidabile, di cui non si aveva alcun controllo.

Secondo Holly George-Warren, celebre giornalista di “Rolling Stone” e famosissima autrice di biografie: “Hendrix ha aperto la strada all’uso dello strumento come sorgente sonora elettronica. I musicisti prima di lui avevano sperimentato feedback e distorsione, ma Hendrix ha trasformato quegli effetti e altri in un vocabolario fluido e controllato tanto personale quanto il blues con cui ha iniziato”. Grazie all’influsso di Jimi, furono elaborati dei sistemi di fuzz e overdrive appositamente per raggiungere tale scopo, effetti che rivoluzionarono completamente il mondo della chitarra e del rock.

Purple Haze (Live at the Atlanta Pop Festival)
Molti ascoltatori si aspettavano che la canzone parlasse di una esperienza sotto LSD. Secondo “Rolling Stone“, Hendrix si sarebbe invece ispirato ad un sogno.

“Purple Haze” non poteva mancare nelle esibizioni dal vivo e ancora oggi è onnipresente in tutte le sue raccolte. Questo brano presenta un accordo dominante di Mi7/#9 di sua invenzione che, per sua struttura, sfrutta appieno le potenzialità di quel sound che andava ad esplorare. Le nuove tecniche di elaborazione del suono gli permettevano, non a caso, di recuperare accordi che normalmente, in una sonorità pulita, non sarebbero stati considerati funzionali e, al contempo, permettevano a Jimi di accostare il suo sound a modalità dissonanti, quasi orientaleggianti. “Purple Haze” viene ancora oggi menzionata da “Rolling Stone” come una delle canzoni più famose per chitarra

The Wind Cries Mary

Ma dei tre singoli “stellari” che hanno lanciato Jimi Hendrix, “The Wind Cries Mary” è quello che per primo ci mostra il suo grande gusto per le ballate, sia come sonorità calda sia come composizione armoniosa e originale. Chas Chandler, il produttore di Hendrix, raccontava che: “…questo (brano, ndr) è stato registrato alla fine della sessione di “Fire”. Avevamo una ventina di minuti circa (rimanenti a disposizione per la sessione di registrazione, ndr). Ho suggerito di fare una demo di “The Wind Cries Mary”. Mitch Mitchell (il batterista, ndr) e Noel Redding (il bassista, ndr) non l’avevano sentita, quindi stavano procedendo senza fare le prove. L’hanno suonata una volta, e poi Hendrix ha suggerito le sovraincisioni. In tutto fece altre quattro o cinque sovraincisioni, ma il tutto fu fatto in venti minuti. Quello era il nostro terzo singolo.”

The Wind Cries Mary (live in Stockholm 1967) – Secondo la fidanzata di Hendrix, Kathleen Mary Etchingham, Jimi la scrisse dopo un litigio, riferendosi con “Mary” proprio a lei stessa.

Non si può, quindi, non affermare che qualunque chitarrista moderno, che lo sappia o meno, è influenzato dall’eredità che questo straordinario artista ci ha lasciato.

Grazie Jimi!

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